alive cunzate, insalata d’arance, pasta alle sarde, sarde a beccafico, cassata; e su tutto l’agrumatissimo fiano mandrarossa 2009 della menfitana cantina settesoli.
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pietramara, e sai cosa bevi
all’uso degli antichi
immagina un vino – bianco – di irrefutabile franchezza e, al medesimo tempo, di mai bastevole severità, temprato dagli anni e dal legno: opulento, maestoso, ricco di note minerali, di profondità vertiginose mai domo, finis sæculorum.
mi senti troppo laudator temporis acti? già lo bevvi nell’ineffabile evento di verona 2009 – “dodici bianchi immortali” – e lì strabiliai: quasi due anni dopo quest’eccelso fiano di avellino in purezza more maiorum 2000 di mastroberardino mantiene intonsi quegl’imperiosi caratteri con cui mi s’impose (e l’incredibile prezzo!)
nei possedimenti elimici
pervasi da sottile magia senza tempo è bello stare.
e l’incanto della prima annata, l’ultima del secolo, fu subito totale, di talché sento di doverlo ogn’anno festeggiare: è il turno del 2005; maddeché, chiederai: del benaugurante cometa di planeta, sopraffino fiano in purezza dalle sponde del lago arancio.
si fa presto a dire chardonnay
i vini siciliani mi gàrbano assai , e vieppiù mi stupiscono; dalle cantine settesoli, nel menfitano, è il delicatamente roverato furetta mandrarossa (bianco di sicilia igt) chardonnay 80 fiano 20 nell’annata 2006 accreditato di 13,5 d’alcol; consistenza è il nome suo, ed anche la tasca non ne risente.
e chi se ne frega! (direte voi)
di lunedì sera tengo – ancora – allenamento di basket.
a dir la verità l’allenamento è decisamente sui generis, perché si passa subito dal riscaldamento più o meno prolungato (dipende dall’ora di arrivo dei compari e quindi della formazione del quorum) alla partitella, inframmezzando con sfottò vari sui risultati delle squadre del cuore, cioé virtus e fortitudo.