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Donazione o successione? questo è il problema!

Capita di sentirsi chiedere se sia meglio lasciare, ad esempio, un immobile  in eredità (per testamento o secondo legge) oppure anticipare il trasferimento dei beni ai futuri eredi con una donazione.

La risposta non è banale, perché è necessario definire la situazione di partenza; è però molto probabile che la risposta sia che la donazione non è conveniente.

Perché?

Dal punto di vista fiscale l’imposta è identica, sia che si tratti di successione o di donazione, con le stesse aliquote e le stesse franchigie.

La situazione  in futuro potrebbe però cambiare e quindi, se di una donazione fatta adesso si conosce sicuramente il costo,  in una successione fra 10 o 20 anni le cose potrebbero cambiare.

Valori catastali

Un argomento sicuramente interessante è quello legato all’attuazione della riforma del catasto, ancora di là da venire.

Secondo l’opinione prevalente i nuovi valori catastali saranno più vicini a quelli reali di quelli attuali e quindi in futuro la base imponibile sarà probabilmente più elevata di quella odierna.

Ammesso che sia così, i tempi però non saranno brevi e comunque, se verrà confermata l’invarianza di gettito, le aliquote dovrebbero essere ridotte e le imposte, in concreto, potrebbero essere simili se non addirittura uguali a quelle odierne.

Altri problemi?

A sfavore della donazione c’è anche la problematica vendibilità di un immobile così ricevuto, a causa della possibile esistenza di legittimari lesi o pretermessi, così come la difficoltà di ottenere un mutuo sull’immobile donato.

Infatti, solo dopo venti anni dalla trascrizione l’acquirente di un immobile donato non correrà rischi, mentre dopo dieci anni dalla morte del donante si prescriveranno azioni pregiudizievoli per la donazione.

E quindi?

Viste le premesse è sicuramente più consigliabile procedere al trasferimento per via successoria, eventualmente pensando alla redazione di un testamento.

A questo riguardo è utile rilevare che in Italia solo circa 15% delle successioni sono regolate con testamento: forse sarebbe il caso di pensarci.

Timbro

Successione da geometra

Questo è un caso vero, ma non farò nomi e leggendo capirete perché.

Una vecchia cliente, che non sento da tempo, mi chiama: è morto il marito, che possedeva un appartamento e un piccolo appezzamento di terreno agricolo: non c’è testamento ed eredi sono la moglie e i due figli.

Il CAF a cui si è rivolta per la successione – quello dove va per il 730 – le ha detto di andare in Comune a chiedere il CDU (certificato di destinazione urbanistica).

La signora non ha tanta voglia di girare per uffici e pensa bene di telefonarmi; la invito in studio e dopo le condoglianze facciamo le visure.

Notiamo subito che sull’appartamento grava ancora l’usufrutto a favore della suocera, morta da tempo: spiego che si dovrà fare la riunione di usufrutto, pratica semplice e veloce e che posso occuparmi anche di questa incombenza.

A questo punto la signora mi chiede se faccio anche le denunce di successione e, appreso che sì, mi occupo anche di queste, mi fa: ma allora faccia tutto lei!

Le dico che se ha già dato l’incarico al CAF non posso accettare, ma mi chiarisce che era andata per informarsi e poi mi chiede: “ma quanto mi fa spendere? perché – continua – al CAF mi hanno detto che in tutto dovrei spendere 4-5.000 euro.”

Preciso subito che non voglio accusare nessuno: relata rèfero, come dicevano i latini.

Faccio una botta di conti: l’appartamento è agevolato, il terreno poca cosa; due volture, la copia in bollo per la banca, il CDU, la rettifica ecc. ecc. e dico: circa 1.000 € fra imposte, diritti e spese e altrettanto di onorari (su questi ultimi gravano Cassa e IVA).

La signora, che prima della pensione era una piccola commerciante, è svelta a fare i conti e conclude: alla fine della fiera praticamente spendo la metà, non devo andare in giro e faccio fare tutto a lei, che conosco e di cui mi fido.

Anche perché, continua, avrò bisogno di essere seguita perché il terreno me l’ha già chiesto un vicino e io vorrei venderglielo volentieri perché prima lo coltivava mio marito e adesso non posso più farlo, ma non so quanto chiedere.

Allora le spiego che, oltre a determinare il valore di mercato, dobbiamo verificare la questione della prelazione agraria (L. 817/71 e s.m.i.) e insomma, alla fine la cliente è stata soddisfatta di essersi rivolta a me.

Perché vi annoio con questa piccola storia di ordinaria umanità (a parte che sono terribilmente vanitoso)?

Perché conferma quanto  vado ripetendo da tempo, e cioè che in ogni successione con immobili il professionista di elezione è il geometra;

non il notaio, non il commercialista, non il CAF, in quanto questi soggetti spesso si rivolgono al geometra per eseguire alcuni adempimenti necessari (quando non se ne dimenticano);

allora tanto vale chiedere subito al geometra, e non solo essere serviti al meglio, ma anche correre il rischio di risparmiare.

Il geometra sa come si fa!

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